Lo Scarabeo, amuleto dell'Antico Egitto
Diverse volte lo scarabeo compare nella serie classica di Tomb Raider, sia come decorazione parietale che come vero e proprio item da raccogliere. Nel primo Tomb Raider e nel suo remake Tomb Raider Anniversary possiamo trovare manufatti che si rifanno agli amuleti molto potenti della cultura dell'antico Egitto.
A sinistra, lo scarabeo rinvenuto in Tomb Raider 1 (immagine: tombraider.wikia.com);
a destra, quello rinvenuto in Tomb Raider Anniversary (immagine: wikiraider.com).
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Ma è soprattutto in Tomb Raider The Last Revelation, completamente ambientato in Egitto, che questo simbolo fa capolino in diverse occasioni: lo scarabeo alato rinvenuto nel livello Camere di sepoltura, gli scarabei neri trovati nei livelli successivi del Palazzo di Cleopatra o lo stesso scarabeo a molla dello stesso livello, come tutte le decorazioni osservabili in moltissimi livelli di questo capitolo ne sono chiare dimostrazioni.
Scarabeo a molla in Tomb Raider IV. Immagine: papercraftsquare.com |
Nell'antico Egitto il kheperer (dal verbo egizio kheper ‘nascere’, ‘divenire’) era associato al dio solare Khepri ed è da considerarsi tra i più potenti amuleti della cultura egizia. Dall’aspetto di base simile al sacro Scarabaeus sacer aegyptiorum o scarabeo stercorario, questo simbolo veniva utilizzato sia nella vita quotidiana che nella morte dell’individuo con significato di eterna rinascita e trasformazione.
Tale fu la diffusione del simbolo presso l'area di origine che anche presso le popolazioni limitrofe come Fenici, Cartaginesi e Greci (che intrattenevano rapporti commerciali con l'Egitto) furono rinvenuti artefatti manufatti dall'aspetto e dalla valenza simile.
I primi amuleti erano estremamente semplici, privi di iscrizioni o disegni ma a partire dal Nuovo Regno decori, geroglifici e formule apparvero incisi sulla parte piatta di questi scarabei. Con il passare dei secoli diversi furono gli stili di decorazione: nel periodo Hyksos i motivi ornamentali orientaleggianti rendevano gli scarabei facilmente riconoscibili come a partire dalla XXVI dinastia le lunghe zampe scolpite flesse sotto il ventre divennero un segno distintivo di quel periodo. In seguito comparvero amuleti associati al nome inciso su di esso di un sovrano realizzati in calcedonio, steatite smaltata (il verde richiamava Osiride) ma anche in lapislazzuli, faience e paste vitree posti sul corpo del defunto protettivamente abbinati ad altri amuleti, tra cui lo she, in maniera da potenziarne l'effetto apotropaico.
Scarabeo commemorativo di Amenothep III (fronte), conservato presso il British Museum di Londra. Immagine: britishmuseum.org |
Scarabeo commemorativo di Amenothep III (retro), conservato presso il British Museum di Londra. Immagine: britishmuseum.org |
L'importanza di tali simboli non solo era ben nota ai sacerdoti, i quali ricorrevano a magici rituali (come quello di immergere uno scarabeo nel latte di una vacca per poi bruciarlo) al fine di propiziare gli dei e ristabilire l'equilibrio tenebre/luce, ma anche ai dignitari di corte, che utilizzavano scarabei a mo' di sigillo reale nelle pratiche quotidiane o burocratiche.
Ma fu a partire dalla XVIII dinastia che l'amuleto assunse un ruolo cruciale nell'ambito funerario: lo scarabeo del cuore veniva posto sul petto del trapassato dopo l'imbalsamazione in seguito alla cerimonia dell'apertura della bocca. Lo scopo era quello di scacciare il terribile serpente Apopi e proteggere il defunto lungo il cammino nel mondo dei morti verso i felici Campi di Aaru. A tal scopo erano incisi, nella parte inferiore, geroglifici tratti dal Libro dei Morti ed in particolare un passo del capitolo XXX, detto "Formula dello scarabeo del cuore", formula recitata durante i riti funebri in modo da impedire al cuore di mostrare ostilità alla testimonianza di rettitudine del defunto al cospetto di Osiride e delle quarantadue divinità durante la psicostasia.
A cura di Simon Esposito
Fonte: it.wikipedia.org
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